“Una volta Chuang-tzu sognò che era una farfalla svolazzante e soddisfatta della sua sorte e ignara di essere Chuang-tzu. Bruscamente si risvegliò e si accorse con stupore di essere Chuang-tzu. Non seppe più allora se era Tzu che sognava di essere una farfalla, o una farfalla che sognava di essere Tzu.”
Questa bellissima storiella, contenuta in uno dei libri più belli mai scritti, il Chuang-tzu – dell’antica Cina, il testo fondamentale del pensiero taoista – descrive in maniera splendida la visione artistica di Pino Deodato. Quando guardiamo le sue terracotte dipinte, quando osserviamo le sue forme ed i suoi colori, siamo sorpresi da un universo aereo, magico, lirico, sospeso. Al centro l’uomo, la sua figura, la sua presenza. Un piccolo uomo che gioca, pensa, medita, legge, osserva. Un piccolo grande uomo che è il simbolo di tutti noi.
Dentro un riquadro, un teatrino di terracotta, un uomo seduto legge in una biblioteca ricolma di libri, ritmico e fitto modulo di minuti rettangoli. Sopra un cubo bianco un uomo è ai piedi di una donna: madre, sorella, amante, sposa, emblema del miracolo della vita. Curvo sullo strapiombo di un’alta parete l’omino ricurvo si affaccia a scrutare l’abisso del possibile nulla, del Vuoto. A lato o chiuso in un riquadro, a volte il piccolo uomo ricurvo sembra oppresso, sconfitto, umiliato. Poi, in giocose, aeree installazioni, la terracotta si colora: ecco apparire la freschezza dell’azzurro, la felicità del verde acqua, l’incanto del rosa, il candore del bianco.
Deodato ama le forme elementari, candide, essenziali. In un raffinato gusto per una totale, elegante semplicità. In una rara gioia di forme e di colori, Deodato mescola la realtà ed il sogno, il peso e la leggerezza, la profondità e la superficie, l’uomo e la farfalla.