Qual è il confine tra il mondo concreto e la finzione? Dove è la realtà? Qual è la verità? Quella scintillante e apparente che ci propone la televisione, con i suoi programmi, le sue notizie e le sue pubblicità; o quella che crediamo di vivere nelle nostre manipolate, fragili esistenze? Cosa è certo e cosa è finto? Cosa è vero e cosa è falso? Dove finisce la realtà e dove comincia il sogno? I mass media, i mezzi di comunicazione di massa – i giornali, la radio e soprattutto la TV – nati come strumenti per documentare il mondo reale, presto hanno mutato volto, si sono trasformati in qualcosa di opposto, in qualcosa di molto più grande: un’inesauribile fonte di immagini, parole e suoni che sovente fondano una nuova, una diversa realtà. Del veloce e frenetico mondo d’immagini, di personaggi, di notizie, di oggetti, di fatti, di finzioni, di pubblicità che pervade le nostre esistenze – dove il falso si trasforma in vero ed il vero in falso, dove l’insignificante diviene importante, e ciò che è importante viene relegato nel nulla – di questo turbine mediatico, nessuno come Warhol, a partire dai primi anni 60 del secolo scorso, ha saputo darne una testimonianza tanto lucida e coerente, in un percorso artistico insieme umile e sapiente, freddo e appassionato come l’alba.
Testo di Paolo Repetto